"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

martedì 9 ottobre 2012

Sinodo NE, Benedetto XVI: Dio non è più il grande sconosciuto e noi siamo suoi cooperatori

Dio "non è più il grande sconosciuto", "ha parlato", "è entrato nella storia" attraverso Gesù Cristo, che "è la sua Parola", e questa è la nostra salvezza. 
Il nostro camminare nel mondo, però, non è una "nostra pura decisione", ma deriva dall'iniziativa di Dio che ci precede e ci chiama ad essere suoi cooperatori. Egli, "che è sempre l'inizio", ci coinvolge in questa attività di annuncio della sua Parola, di trasmissione del "Vangelo", che in definitiva vuol dire proprio: "Dio ha rotto il suo silenzio, Dio ha parlato".
Quanto alla Chiesa, essa non nasce da una sorta di "costituente" tra gli Apostoli, ma dalla loro attesa nella preghiera, consapevoli "che solo Dio stesso può creare la sua Chiesa", perché senza di Lui "le nostre cose sono solo le nostre e sono insufficienti".


Chiunque si professa cristiano deve dare la propria "disponibilità a soffrire", a patire e a donare la vita, perché è ciò che ne garantisce la "credibilità". La "confessione" (il professarsi cristiani) non è poi solo un esercizio del cuore e delle labbra, "ma anche dell'intelligenza": deve essere pensata e intelligentemente concepita, penetrando "i sensi della nostra vita".
Il cristiano, in definitiva, "non deve essere tiepido" ma lasciarsi infiammare dall'amore e trasformare dal fuoco di passione di Dio, e così "accendere" anche il prossimo, tramutando la Parola in "realtà vissuta" e diventando egli stesso "luce in Dio".
Con queste meditazioni a braccio dopo la lettura breve dell'Ora Terza, il Santo Padre Benedetto XVI ha aperto, lunedì 8 ottobre, la Prima Congregazione Generale del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione, voluto come un percorso di condivisione per "conoscere di più che cosa il Signore ci dice e che cosa possiamo o dobbiamo fare noi".

Giovanni Tridente

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