"Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia" (Benedetto XVI, 29 luglio 2010)

martedì 15 gennaio 2013

Famiglia, dialogo per la pace e Nuova Evangelizzazione nel discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana

Famiglia, servizio alla pace nel mondo attraverso il dialogo e annuncio evangelico sono i tre temi fondamentali che Benedetto XVI ha affrontato nel discorso alla Curia Romana in occasione dei tradizionali auguri per il Santo Natale, dopo aver menzionato le "molteplici situazioni travagliate", le "grandi questioni e sfide" e i "segni di speranza" che hanno caratterizzato il trascorso 2012.

Il Papa ha ricordato in particolare gli "incontri indimenticabili" in Messico e Cuba, la Festa della Famiglia a Milano, il Viaggio in Libano, il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione e l'inizio comunitario dell'Anno della Fede.

Tutte occasioni che hanno permesso di toccare "temi fondamentali del nostro momento storico". Innanzitutto la famiglia, percorsa da una crisi che "la minaccia fino nelle basi". Eppure, nonostante tutto, "è forte e viva anche oggi". Tuttavia, bisogna ripartire dalla consapevolezza che quando si parla di famiglia, c'è in gioco la "questione dell'uomo stesso", "di che cosa sia l'uomo e di che cosa occorra fare per essere uomini in modo giusto".

Checché ne dica la "nuova filosofia" del "gender" - che riduce la questione sessuale a puro "ruolo sociale del quale si decide autonomamente", negando la "natura precostituita" della corporeità dell'uomo e il suo essere "creatura di Dio" -, "solo nel dono si sé l'uomo raggiunge se stesso" e solo aprendosi "agli altri, ai figli, alla famiglia" e lasciandosi "plasmare nella sofferenza", scopre "l'ampiezza dell'essere persona umana".


Diversamente, concependo l'umanità solo "in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura", finiscono per scomparire"anche le figure fondamentali dell'esistenza umana: il padre, la madre, il figlio", e in definitiva la famiglia, ridotta a "un oggetto, a cui si ha diritto" e che "ci si può procurare". Inoltre, questa "libertà di farsi da sé", che porta necessariamente a negare Dio, "dissolve anche la dignità dell'uomo".

Sul fronte del dialogo, la Chiesa interviene particolarmente in tre ambiti: con gli Stati, con la società (cultura e scienza) e con le religioni, e in questi "rappresenta la memoria dell'essere uomini di fronte a una civiltà dell'oblio, che ormai conosce soltanto se stessa e il proprio criterio di misure" e sta finendo per perdere "la propria identità". 

Tali circostanze sono più che opportune per "difendere con la massima chiarezza" quei "valori fondamentali, costitutivi e non negoziabili dell'esistenza umana", traducendo ciò in "azione politica". Ugualmente, c'è la consapevolezza che "il dialogo delle religioni è una condizione necessaria per la pace nel mondo" e perciò un "dovere" da esercitare confrontandosi sui "problemi concreti della convivenza e della responsabilità comune per la società, per lo Stato, per l'umanità".

Il reciproco ascolto, infatti, concede ad ambedue le parti di "trovare purificazione e arricchimento", compiendo così dei "passi comuni verso l'unica verità", senza temere per la propria identità. Tanto più se siamo certi che "non siamo noi a possedere la verità, ma è essa a possedere noi" e quindi a renderci "liberi e al tempo stesso sicuri".

Quanto all'annuncio e all'evangelizzazione, secondo il Papa vi sono tre elementi fondamentali da cui partire. Innanzitutto l'annunzio "semplice" (kerygma), "che attinge la sua forza dalla convinzione interiore del'annunciatore". Segue poi "l'ascolto", "una santa curiosità, un movimento di ricerca". Il terzo elemento riguarda, infine, il sentirsi toccati da questo annuncio, ponendosi concretamente alla ricerca. 

Insomma, ha concluso Benedetto XVI nel suo saluto alla Curia Romana di quest'anno, l'annuncio a cui tutti i cristiani sono chiamati, "diventa efficace" soltanto se l'uomo si mostra docilmente disponibile alla "vicinanza di Dio", ponendosi "interiormente in ricerca e così in cammino verso il Signore".

Giovanni Tridente

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