Questo "cammino che ogni cristiano deve percorrere" è certamente "non facile", soprattutto in questa epoca particolare della storia, dove non si è più cristiani solo per il semplice fatto di "vivere in una società che ha radici cristiane". Tutt'altro. "Non è facile", infatti, superare quelle tante prove che "toccano la vita personale e sociale": fedeltà al matrimonio cristiano, spirito misericordioso nella vita quotidiana, spazio alla preghiera e al silenzio interiore, opposizione ad aborto, eutanasia o selezione degli embrioni...
Chiaramente, superare queste prove richiede un surplus di impegno, un "rinnovare la scelta" della fede ogni giorno, "più volte nella vita".
Ma l'epoca contemporanea, caratterizzata dall'"eclissi del senso del sacro" è tuttavia ricca di persone che, pur vivendo "in contesti sociali e culturali che sembrano inghiottiti dalla secolarizzazione", hanno aperto le porte dei loro cuori a Dio, convertendosi.
Il Papa ha citato gli esempi dello scienziato agnostico Pavel Florenskij, che finisce per "farsi monaco"; della giovane olandese di origine ebraica Etty Hillesum, che ritrova Dio nella tragedia della Shoah; della politica marxista statunitense Dorothy Day, che dedica poi tutta la sua vita ai diseredati...
Insomma, "il nostro uomo interiore deve prepararsi per essere visitato da Dio, e proprio per questo non deve lasciarsi invadere dalla illusioni, dalle apparenze, dalle cose materiale". Per vivere bene la Quaresima, bisogna quindi fare "spazio a Dio, guardando con i suoi occhi la realtà quotidiana", preferendo "l'amore della Croce" al "potere umano".
Nella Santa Messa per l'imposizione delle Ceneri, celebrate quest'anno nella Basilica Vaticana per via del "particolare momento" della conclusione del suo ministero petrino, il Santo Padre ha riflettuto sulla necessità di "ritornare a Dio con tutto il cuore", attingendo "spunti" dalle Letture della liturgia, che devono concretizzarsi in "atteggiamenti e comportamenti concreti".
Questo "ritorno al Signore è possibile come 'grazia', perché è opera di Dio e frutto della fede che noi riponiamo nella sua misericordia", e "diventa realtà concreta" solo se ci lasciamo "lacerare il cuore", agendo "sulla propria coscienza e sulle nostre intenzioni, lasciando che il Signore trasformi, rinnovi e converta".
Questo richiamo è tuttavia rivolto a tutta la comunità, perché "la dimensione comunitaria è un elemento essenziale nella fede e nella vita cristiana" e "la fede è necessariamente ecclesiale". Cosicché bisogna riflettere su questo aspetto, che spesso offre una cattiva testimonianza soprattutto a coloro che sono "lontani dalla fede o indifferenti", come nel caso delle divisioni della Chiesa e "nel corpo ecclesiale", quando non vengono superati "individualismi e rivalità".
La "salvezza" ci viene offerta come "un'urgenza", un "momento che non può essere lasciato sfuggire", "come un'occasione unica e irripetibile", ma che passa necessariamente "attraverso la Croce".
Un'ultima riflessione il Papa l'ha riservata all'incisività della testimonianza, che è tale "quanto meno cercheremo la nostra gloria e saremo consapevoli che la ricompensa del giusto - colui che rifugge "l'applauso e l'approvazione" - è Dio stesso".
Giovanni Tridente
0 comments:
Posta un commento